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L'allarme di Moody's: il rischio contagio esteso all'Europa

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Venerdí 07 Maggio 2010

Morya Longo
Le banche in Grecia, Portogallo e Italia soffrono per colpa delle pressioni che stanno subendo i loro Stati. Le banche di Spagna, Irlanda e Gran Bretagna soffrono invece per problemi propri, che si sono però estesi agli Stati che le hanno salvate. Poco importa se sia nato prima l'uovo o la gallina, cioè se siano state le debolezze delle banche a indebolire gli Stati oppure viceversa: per Moody's il rischio di contagio è ormai esteso – seppur in misure diverse – praticamente in mezza Europa. Nessuno è immune: le banche di Portogallo, Spagna, Irlanda, Gran Bretagna e Italia potrebbero soffrire – seppure con probabilità differenti – lo stesso contagio che hanno subìto le banche greche.
È questo il de profundis che l'agenzia americana di rating ha lanciato ieri in uno studio, suscitando subito dure reazioni della politica. Il premier Silvio Berlusconi ai suoi collaboratori avrebbe detto che le agenzie di rating hanno ormai perso credibilità e che il sistema bancario italiano è solido. Eppure, sebbene l'allarme sia generalizzato, Moody's offre delle banche italiane un'immagine decisamente migliore rispetto a quelle di altri Stati. Più deboli appaiono infatti quelle di Gran Bretagna, Irlanda e Spagna, anche se hanno un salvagente in più: lo Stato tuttora più forte. In grado di salvarle.
Le banche? Sono obese
Il primo problema sollevato dall'agenzia Usa riguarda il fatto che in molti Paesi il sistema creditizio ha un peso eccessivo nell'economia. In Gran Bretagna gli attivi delle banche (cioè tutti i crediti erogati e tutte le attività in generale) superano di quattro volte il Pil. In Irlanda e Spagna sono invece 3 volte maggiori alla ricchezza nazionale. Numeri giganti, che inevitabilmente indeboliscono quegli Stati: le banche, insomma, soffrono di conclamata obesità. Ovvio – scrive Moody's – che di fronte a numeri di questo tipo i destini delle banche e degli Stati siano legati: «Un impatto sul rating degli uni avrebbe in questi Paesi un forte impatto sugli altri».
Decisamente minore invece l'importanza delle banche in Italia e Grecia, dove gli attivi del sistema creditizio rappresentano circa il 150% del Pil. «In questi Paesi – aggiunge Moody's – il rischio di contagio dalle banche all'economia generale è meno pronunciato». Da questo punto di vista, insomma, i Paesi più vulnerabili sono Gran Bretagna, Irlanda e Spagna: Paesi – soprattutto gli ultimi due – dove gli attivi delle banche si sono gonfiati negli anni passati grazie alla bolla immobiliare.
Famiglie e mattone
Ed è proprio la bolla immobiliare, scoppiata dal 2007, a pesare sulle banche in Spagna e Irlanda. Questo è l'altro tasto dolente toccato da Moody's. In entrambi i Paesi il settore immobiliare contribuisce infatti per il 15% circa del Prodotto interno lordo, contro il 10% circa di Italia, Grecia, Gran Bretagna e Portogallo. Il mattone, insomma, in Spagna e Irlanda ha trainato la crescita degli attivi bancari negli anni d'oro ma li sta zavorrando ora.
L'altra faccia della medaglia del grande boom immobiliare è infatti il debito (in gran parte costituito da mutui) delle persone. In Irlanda le famiglie hanno un debito lordo mediamente due volte più grande del loro reddito: chi guadagna 100, in parole povere, ne deve restituire 200. Il rapporto tra debito e reddito si attesta invece sul 150% in Gran Bretagna e intorno al 130% in Portogallo e Spagna. Decisamente inferiore, invece, il debito delle famiglie in Italia e Grecia: in entrambi i Paesi a mala pena arriva al 50% del reddito. Morale: «Ogni rialzo dei tassi d'interesse rischia di pesare sulle famiglie in Irlanda, Gran Bretagna e Portogallo – scrive Moody's –. L'Italia anche in questo caso si trova in una situazione migliore».
Se lo Stato scende in campo
Il fattore che ha però rimescolato le carte è il fatto che in molti Paesi i Governi, ormai più di un anno fa, sono intervenuti per togliere le banche dal fuoco. Così in Gran Bretagna e Irlanda – seppure con modalità diverse – le banche sono state ricapitalizzate. Il ritardo che si sta registrando in Spagna nella ristrutturazione delle banche, invece, rischia di lasciare il sistema bancario iberico in balia della volatilità. Ha uno scudo maggiore, sebbene non sia immune, l'Italia. «Sebbene il deficit di bilancio sia elevato anche qui – scrive Moody's – il governo italiano sta subendo minori pressioni per consolidare le sue finanze. Questo significa che l'impatto sulle banche allo stato attuale appare minore». Il problema è il grosso debito pubblico, che espone anche l'Italia agli umori dei mercati. E, di conseguenza, le sue banche. Per questo il Belpese, sebbene stia meglio, rischia comunque il contagio.
Anche perché – e questo è l'ultimo punto toccato da Moody's – l'Italia, intesa come Stato, ha una forza finanziaria inferiore rispetto a Spagna, Gran Bretagna e Irlanda. La solidità di questi tre Paesi (testimoniata dai rating "Aaa" di Madrid, "Aaa" di Londra e "Aa1" di Dublino) «permette loro di poter salvare le banche con un impatto relativamente basso sul loro merito di credito». Diversa, invece, la situazione di Grecia (A3), Portogallo (Aa2) e Italia (Aa2).
m.longo@ilsole24ore.com
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